Di e con
Yousif Latif Jaralla
Quando scoppia una guerra, all'improvviso e senza una via di scampo saltano i piani ordinari della vita delle persone. Si mutano gli stati d'animo, la volontà, i sentimenti e la predisposizione che ci permette di inserirci in una normalità del mondo. Principi, ideali, valori, criteri di misura e di giudizio, portati come eredità morale sembrano d'improvviso obsoleti. Tutto in modo tragico é cambiato. Scopri che il mondo non è più quello che hai conosciuto o magari hai sognato; scopri che il lato scuro della natura umana é il più triste dei misteri delle creature e che appartieni a una razza che uccide facilmente, per lo più delle volte, per assurdi motivi. E il sangue che versano è un liquido senza mistero ne sacralità. Ti tocca ingoiare l'ipocrisia dei politici e dei loro giullari, porta voce, giornalisti e intellettuali che spudoratamente affollano i vari dibattiti televisivi delirando che la guerra é un diritto, che la sovranità di un stato cambia da continente a continente, che la dignità di un popolo si misura con gli interessi politici ed economici che hanno con le macchine diaboliche dell’industria occidentale. Scopri che il passato sprofonda ancora di più nel tempo e di colpo sei sospeso in un presente di orrore. E in questo carnevale di assurdità tu sei ostaggio della tua impotenza del far nulla, ti viene la voglia di scappare , assentarti, chiudere la porta spegnere il telefono . Dormire a lungo, magari rifugiando in un incubo per sottrarti a una realtà che sembra una pagine dei libri dell’ apocalisse. Lo spettacolo narra le vicende umana di un suonatore di nay (flauto) che si trova a suo malgrado nella guerra con l’ Iran e che assieme ad un plotone di soldati, attende sul fronte, una guerra che tarda ad arrivare, ma quando arriva sembra una cosa assurda, talmente assurda da sembrare un fatto di fantasia. Una guerra che reciderà tante vite di tanti soldati 1000000. Una guerra che inciderà una malinconica visione del mondo nell’ animo di chi sopravvivrà ai suoi orrori.“
…..Come puoi parlare della guerra se non passi per l’orrore, per la paura, per la sfiducia nel genere umano. Come puoi parlarmi della guerra se non vedi i corpi sfracellati? Come puoi parlare della guerra se non vedi un ragazzo che grida aiuto: ehi, ehi, e poi, cade un missile e la voce e il corpo non ci sono più…”
All'improvviso...
la guerra
“Una
narrazione solo per i pochi eletti presenti. Una musica travolgente e
sconvolgente, intrisa di improvvisi e potenti colpi di tamburo, di
impreviste e guizzanti entrate di flauto e contrabbasso. Note
musicali impossibili da prevedere, così come difficile era prevedere
la guerra e i suoi orrori, che stavano in agguato al di là della
collina.
Prima allegria e spensieratezza in un paesaggio
bucolico, delimitato da colline verdeggianti, poi, improvvisi, gli
spari, il sangue, la morte serpeggiante tra i cadaveri di giovani
chiamati alla guerra, che non sapevano neppure come premere il
grilletto. Orrori racchiusi nel racconto musicale “La casa delle
farfalle”, che ha per protagonista un suonatore di nay (flauto)
catapultato improvvisamente in un campo di battaglia, in una
sanguinosa guerra con L’Iran.
Yousif Latif Jaralla ha narrato
nel suo modo personalissimo la tragedia della guerra, il cambiamento
dell’esistenza turbata ogni notte da madidi incubi, alterando per
sempre il modo di sentire e vedere dei sopravvissuti, i quali hanno
acquisito quella sensibilità, che solo chi ha visto la morte da
vicino, restando in vita può avere.
Il volto scarno e ovale,
contornato dai capelli lisci e nerissimi riluceva solo per le luci
soffuse che rimbalzavano sui suoi occhiali da vista. La sua voce
prima esile sotto i colpi deboli del suo tamburo, interrotta da
fluttuanti note di flauto, contrabbasso, sintir si caricava di
angoscia, improvvisamente, facendo rabbrividire i presenti,
trascinandoli in una dimensione tremenda esaltata dalle tante
altrettanto angosciose note volutamente improvvisate.
E’apparso
davvero il nemico da dietro le colline, all’alba, in silenzio. Era
terribile nel trambusto sentire il generale che incitava a premere il
grilletto per difendersi, ma il grilletto non si sapeva neppure dove
stava, e la forza di premerlo non si trovava.
La morte e la guerra
non erano più sul libro di storia o sulla pagina di un romanzo.
Erano lì in mezzo a noi, vere, reali. Fin troppo, fino a lasciare
dentro una sensazione di irreparabile, di incredulità, di impotenza.
Alla fine della narrazione, ecco l’autore, ecco il suo esile corpo
dalla carnagione olivastra piegarsi in avanti per ringraziare i
presenti di averlo ascoltato, e Dio per averlo salvato e avergli
permesso la narrazione del suo tragico racconto.
Il Comune
di Pozzallo ha ospitato questo carismatico personaggio, nato a
Baghdad e residente in Italia dal 1980, affiancato dai bravissimi
Filippo Portera, flautista e sassofonista, direttore artistico di
“Agrigento Jazz Festival”, e Giuseppe Guarrella , che partecipa
attivamente ai maggiori festival Europei, conosciuto nell’ambito
della musica jazz e improvvisata.
La loro partecipazione rientra
nella manifestazione “Itinerari sonori. Rassegna musicale di
primavera 2006”, che ha come filo conduttore la Voce, cioè lo
strumento di comunicazione per eccellenza che trasmette emozioni e
sensazioni”.